di Redazione RadioA

Italia Nostra Versilia denuncia la situazione critica del territorio e chiede interventi urgenti per le Alpi Apuane, una delle aree naturali più belle e preziose d’Italia, ma anche una delle più a rischio. Tra le cause dell’inquinamento che affligge il territorio, la marmettola, il materiale di scarto derivante dalla lavorazione del marmo,  una polvere finissima composta da frammenti di marmo e oli lubrificanti, che si accumula nei bacini di decantazione delle cave e degli stabilimenti del lapideo. Secondo un rapporto dell’Arpat tra il 2012 e il 2015 ne sono state prodotte circa 200.000 tonnellate all’anno, una quantità enorme che supera la capacità di smaltimento delle aziende. Per legge, è un rifiuto speciale, che non va disperso nell’ambiente. Intanto le associazioni ambientaliste chiedono che il Parco delle Apuane diventi un parco nazionale per poter esercitare una vera tutela.  

La risposta dei marmisti
“Il marmo delle Apuane è un’icona del nostro Paese. Da oltre 2000 anni si estrae in quest’area, nota in tutto il mondo come bacino di marmi unici. In questo momento di dibattito, dopo la manifestazione nazionale di sabato con il Cai e le associazioni ambientaliste a Carrara, sulla presunta occupazione industriale della montagna, il consorzio Cosmave non può esimersi dal riferire alcuni punti fermi: “La convivenza pacifica tra l’ambiente e le cave è sempre esistita, da secoli. Parlare adesso di devastazione delle montagne su larga scala non è esatto e non corrisponde alla realtà dei fatti: il paesaggio di cava è un tratto caratteristico delle Alpi Apuane. Ricordiamo che l’estrazione all’interno del Parco delle Apuane è possibile soltanto nei confini del perimetro delle aree contigue di cava, che rappresentano al momento il 3.26 per cento della superficie totale dell’area parco; all’interno di queste Acc, l’effettiva estensione delle cave è una modesta porzione di questa già minima percentuale indicata”. “Le escursioni in montagna sono – prosegue il consorzio – una delle meraviglie di cui possono godere appassionati e turisti che, soprattutto nella bella stagione, amano popolare sentieri e vie di arroccamento delle Apuane; è doveroso ricordare che, direttamente o indirettamente, spesso sono le popolazioni dei piccoli borghi dell’entroterra che provvedono alla sicurezza ed alla manutenzione di questi sentieri. Ne sono i veri custodi. Queste comunità, che vivono la montagna tutto l’anno – non soltanto nei fine settimana – hanno nell’escavazione, e nelle attività dell’indotto, la fonte principale di impiego”. Cosmave prosegue: “I sindaci eletti per amministrare i comuni delle zone estrattive devono far quadrare i bilanci: le entrate ricavate dalla tassa marmo applicata alle quantità estratte sono fondamentali per la gestione corrente. Sempre rispettando le norme vigenti, le amministrazioni locali non tengono posizioni oltranziste che andrebbero a discapito della tenuta del tessuto sociale locale, e bene fanno a tutelare le attività che sostengono l’occupazione, anche in materia di usi civici”.